Ieri al Giro c’è stata una variazione sul tema fuga e volata o lotta per la classifica, perché è stata una via di mezzo. Nella fuga c’era il solito Simon Pellaud che, alla faccia di quelli che si nutrono di luoghi comuni e pensano che gli svizzeri siano persone grigie, è un tipo particolare, al giro è il superfuggitivo e collezionista di traguardi parziali, e quando è stato ripreso dai primi inseguitori è sceso dalla bicicletta per applaudirli. E a quel punto c’era già stata la rottura del gruppo, spezzato in più tronconi da qualche salitella, per cui c’era il gruppo di Démare che inseguiva il gruppo di Sagan che inseguiva il gruppo della maglia rosa che si chiedeva ma noi chi stiamo inseguendo? Nessuno? Allora ci tocca fare lo sprint? E il più veloce tra i primi era Ulissi che forse è il primo a conoscere i suoi limiti e al contrario dei suoi fans non si aspetta la grande vittoria ma quello che è nelle sue possibilità lo fa bene e infatti sprinta in maniera perfetta e vince l’ottava tappa al Giro nella sua carriera, un risultato notevole per uno che non è un velocista di gruppo. Poi arrivano gruppini e gruppetti alla spicciolata e poi ancora Viviani parte e stranamente nessuno lo insegue eppure c’era in palio un prestigioso 25esimo posto. Ma al Processo si parla soprattutto della EF che ha chiesto all’UCI la chiusura del Giro, però parlano dell’EF ma mandano le immagini di De Gendt perché anche il belga ha detto di non sentirsi sicuro, ma forse è contrariato più che altro dal fatto di non aver centrato una fuga buona, ma l’età avanza pure per lui. Poi pare che De Gendt si è scusato per le sue affermazioni, ma al processo hanno intervistato il manager della EF, Fabrizio Guidi indimenticato vincitore di qualche cosa e perditore del mondiale 1996, che era imbarazzato e ha praticamente preso le distanze dalla dirigenza suprema, affermando che lui al Giro deve tutto, eppure vi ha vinto 6 tappe meno di Ulissi. Quindi la parola a Vegni che in pochi secondi prima ha detto “Sistema Italia” e poi non contento ha aggiunto “quant’altro” e a quel punto almeno la cartolina dello scrittore parlante me la sono evitata.
by Tony Pastel