Questo non è l’articolo che avreste dovuto leggere oggi.
L’articolo di oggi sarebbe stata una riflessione sugli spazi: una digressione scaturita dall’osservazione che la storia stradale della Francia è, più che in ogni altro paese al mondo, una storia di vialoni dritti. Sostengono gli esperti che l’ingegneria civile francese abbia privilegiato per secoli, e con singolare convinzione, il principio della via più breve, del dritto per dritto, con la conseguenza che quando sono arrivati i mezzi a motore – con i loro invitanti pedali acceleratori – le arterie di comunicazione del paese sono diventate una specie di inno all’alta velocità.
È questo il motivo per cui in Francia oggi ci sono così tante rotatorie: indurre a rallentare. Un calcolo non ufficiale parla di oltre sessantacinquemila esemplari, ma non è aggiornato: non le contano più. Ce ne sono di semplici e raffinate, di belle e di brutte, di simmetriche e asimmetriche. Il roadbook del Tour de France un tempo le segnalava tutte, ma adesso si limita a indicare quelle più significative e quelle che i corridori incrociano negli ultimi cinque chilometri di gara.
Sono diventate un elemento familiare, una ricorrenza. Inquadrarle dall’alto con l’elicottero – il gruppo che le attraversa come un fluido in un tubo otturato – una peculiare forma d’arte.
A Privas, sede di arrivo della quinta tappa, ce n’era una a duecento metri dal traguardo, ma per l’occasione è stata rimossa: la ricostruiranno nelle prossime settimane. La rotatoria di Privas è diventata il curvone all’uscita del quale Cees Bol, il velocista della Sunweb, sembrava il meglio piazzato in vista dello sprint della quinta tappa. La sua squadra l’aveva lanciato al meglio e lui avrebbe portato a termine la missione, se solo alla sua destra non avesse trovato spazio – a proposito di mezzi capaci di notevoli accelerazioni – il fenomeno che risponde al nome di Van Aert.
Dopo aver vinto, Van Aert ha ammesso che all’inizio della tappa era un po’ stanco (ieri, fischiettando, aveva dimezzato il gruppo tirando in salita), ma che poi l’andatura blanda di giornata l’ha aiutato a recuperare le energie. In effetti, prima della volata la tappa non era stata un florilegio di emozioni.
Come non succedeva dal 1998, oggi non si è vista nemmeno una fuga – a meno che non si voglia considerare fuga il momento in cui il consueto arrancare in fondo al gruppo di Wout Poels si è temporaneamente trasformato in distacco. Fuga al contrario. Poels sta correndo da tre giorni con una costola fratturata: appena davanti accelerano, lui fatica a respirare.
Qualcuno suggerisce che dovrebbe ritirarsi, che la sofferenza fine a se stessa non serve a nulla e a nessuno, ma Poels nutre la speranza di tornare utile alla sua squadra più avanti, e tanto gli basta.
Oltre che per Poels, l’altra categoria per la quale questa tappa è stata un inferno è quella dei cronisti televisivi, a lungo in difficoltà di fronte al nulla che dovevano commentare, indispettiti di fronte a tanto spazio da riempire. Ecco la seconda accezione di spazio di cui avreste letto nell’articolo che stava prendendo forma quest’oggi: il vuoto lasciato dai fatti che non accadono, dalle non-notizie che ci disorientano, dal tempo libero che non sappiamo più gestire, e ci ubriaca.
Avreste letto qualcosa sul Tour in quanto rotatoria delle nostre estati, forse, invece questo pezzo adesso cambia argomento e finisce, perché quando stava per essere pubblicato, e Adam Yates stava per infilarsi sotto la doccia, è arrivata la notizia che proprio lui, l’inglese, il gemello meno vittorioso, era la nuova maglia gialla.
Julian Alaphilippe ha ricevuto una borraccia a 17 chilometri dall’arrivo, quando non era consentito, ed è stato penalizzato. Straordinaria l’abilità del ciclismo nel creare diversivi quando nessuno se l’aspetta. Ma le regole sono regole, ha detto Alaphilippe nel post-tappa, promettendo che già domani proverà a riprendersi la sua maglia preferita, e dando a noi un buon motivo per cimentarci ancora nell’atto cui più di tutti la vita e il Tour ci allenano: attendere giorni migliori.
by Leonardo Piccione
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