L’arrivo di Orcieres-Merlette ovviamente non ha definito la classifica al Tour de France, anche se ha dato qualche segnale. Salita troppo corta per fare differenze e corridori che si studiano ancora troppo fra di loro. Giustamente il commentatore Marco Saligari ha dato qualche ultimatum in telecronaca definendo dei punti precisi per eventuali attacchi: “se non parte nessuno non succede più nulla”, oppure dicendo “questo è l’ultimo punto per partire per poter fare la differenza”.

Questi punti sono determinati dall’esperienza di Saligari atleta ma sono spiegati oggi molto bene dalle metodologie di allenamento. Il commentatore si aspettava infatti un attacco per la classifica tra i -5 e i -6 km all’arrivo. È un punto questo che può proporre una dimostrazione di forza per un atleta sicuro di sé. Significa infatti percorrere circa 12 minuti a sforzo molto elevato, il range di sforzo definito VAM (velocità aerobica massimale), che solitamente può essere mantenuto da un atleta per 6 – 8 minuti circa. Ma è proprio questo che può fare la differenza: i professionisti si allenano in modo specifico – soprattutto chi prepara le corse a tappe – a prolungare questo sforzo ed a mantenere questo livello di spinta – tra il 92 ed il 97% della potenza massimale per un tempo superiore.

Superati i -5 come da giusta telecronaca abbiamo attacchi meno incisivi per la classifica. Ci prova Pierre Roland. Il fatto di aver atteso fino ai -4,5 km dall’arrivo è già indice di non grande sicurezza. E infatti l’attacco dura circa 700 metri in tutto.

A questo punto passano davanti le squadre. A Orcieres Merlette abbiamo visto una Ineos che si è sciolta come neve al sole sotto la spinta della Jumbo Visma. Il ritmo è veramente tosto e non permette a nessuno di partire nel secondo punto buono per vincere: intorno ai -1,2 km / 1.8 km all’arrivo è possibile fare una sparata a velocità massimale, molto fuori dalla soglia anaerobica dove i professionisti solitamente sviluppano circa 900 watt per un tempo sostenibile di massimo due minuti. Non bastano due minuti per percorrere questi km in salita, ma vedere l’arrivo davanti può far aumentare la resistenza in modo impensabile. Ci ha provato Guillome Martin, veramente troppo in ritardo, ai -500 metri dall’arrivo, dove dovresti essere Beppe Saronni per pensare di vincere.

E così vince Roglic, non perché sia il più forte in volata, ma semplicemente perché lui aveva un margine, percorrendo la salita a quella velocità, che gli ha permesso di affrontare il tratto al 9% a ben 105 pedalate al minuto e quindi di “salvare la gamba” più degli altri. Questo ritmo di pedalata non è solamente una caratteristica personale o una preparazione, ma è soprattutto segno di energie superiori. Forse era Roglic quello che avrebbe potuto partire ai -5 km dall’arrivo ma ha preferito gestire le forze per i giorni a venire.

QUANDO ATTACCARE IN UN ARRIVO IN SALITA

L’arrivo di Orcieres-Merlette ovviamente non ha definito la classifica al Tour de France, anche se ha dato qualche segnale. Salita troppo corta per fare differenze e corridori che si studiano ancora troppo fra di loro. Giustamente il commentatore Marco Saligari ha dato qualche ultimatum in telecronaca definendo dei punti precisi per eventuali attacchi: “se non parte nessuno non succede più nulla”, oppure dicendo “questo è l’ultimo punto per partire per poter fare la differenza”.

Questi punti sono determinati dall’esperienza di Saligari atleta ma sono spiegati oggi molto bene dalle metodologie di allenamento. Il commentatore si aspettava infatti un attacco per la classifica tra i -5 ed i -6 km all’arrivo. E’ un punto questo che può proporre una dimostrazione di forza per un atleta sicuro di sé. Significa infatti percorre circa 12 minuti a sforzo molto elevato, il range di sforzo definito VAM (velocità aerobica massimale), che solitamente può essere mantenuto da un atleta per 6 – 8 minuti circa. Ma è proprio questo che può fare la differenza: i professionisti si allenano in modo specifico – soprattutto chi prepara le corse a tappe – a prolungare questo sforzo ed a mantenere questo livello di spinta – tra il 92 ed il 97% della potenza massimale per un tempo superiore.

Superati i -5 come da giusta telecronaca abbiamo attacchi meno incisivi per la classifica. Ci prova Pierre Roland. Il fatto di aver atteso fino ai -4,5 km dall’arrivo è già indice di non grande sicurezza. Ed infatti l’attacco dura circa 700 metri in tutto.

A questo punto passano davanti le squadre. A Orcieres Merlette abbiamo visto una Ineos che si è sciolta come neve al sole sotto la spinta della Jumbo Lotto. Il ritmo è veramente tosto e non permette a nessuno di partire nel secondo punto buono per vincere: intorno ai -1,2 km / 1.8 km all’arrivo è possibile fare una sparata a velocità massimale, molto fuori dalla soglia anaerobica dove i professionisti solitamente sviluppano circa 900 watt per un tempo sostenibile di massimo 2 minuti. Non bastano 2 minuti per percorrere questi km in salita, ma vedere l’arrivo davanti può far aumentare la resistenza in modo impensabile. Ci prova Guillome Martin, veramente troppo in ritardo, ai -500metri dall’arrivo, dove dovresti essere Beppe Saronni per pensare di vincere.

E così vince Roglic, non perché sia il più forte in volata, ma semplicemente perché lui aveva un grado di margine percorrendo la salita a quella velocità che gli ha permesso di affrontare il tratto al 9% a ben 105 pedalate al minuto e quindi di “salvare la gamba” più degli altri. Questo ritmo di pedalata non è solamente una caratteristica personale o una preparazione, ma è soprattutto segno di energie superiori. Forse era Roglic quello che avrebbe potuto partire ai -5 km dall’arrivo ma ha preferito gestire le forze per i giorni a venire.

by Stefano Boggia

Primoz Roglic

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