Verso Privas i fuggitivi fanno la fine degli ugonotti: estirpati, ricondotti alla ragione e al pedalare compatti
Fosse una religione il Tour de France, gli avanguardisti, i volenterosi della fuga, dell’evasione, sarebbero in contrasto con l’insegnamento ufficiale del momento, quello ha trasformato il ciclismo in uno sport di gruppo. Tutta gente che nei fatti perpetra il ritorno a un qualcosa che fu, se mai ci fu davvero, fatto di gente che si muoveva presto per fregare quelli che se ci si muoveva tardi era impossibile fregare. Refrattari alle imposizioni e ai dogmi: protestanti.
Il Tour de France non è però una religione, anche se i corridori ogni tanto si appigliano a qualche santo pur di andare avanti – si pensi a Pavel Sivakov, incerottato male dalla prima tappa, ma ancora in gruppo –, anche se molte volte sfiora cattedrali, santuari, luoghi più o meno sacri. E va sempre a finire che attraversa a pedali stratificazioni di storia.
E lì nell’Ardèche la storia è antica, nonostante siano “luoghi talmente dimenticati da Dio che Dio l’hanno provato a riscriverlo”, commentò sarcastico il poeta Jacques Dupin che in quelle zone era nato e da quelle zone era scappato preferendo gli agi parigini ai boschi di castagni e alle colline spelacchiate di foraggio e pastorizia. Una riscrittura che è finita male: repressione e sterminio, guerra di religione.
Oggi, nel corso della quinta tappa del Tour de France, il gruppo ha applicato al presente le regole antiche. Solo il cambiamento dei tempi, degli usi e dei costumi, ha imposto l’utilizzo di ruote e pedivelle a quello delle armi. Le fughe sono state represse come fossero Ugonotti, i sogni di evasione sterminati. Sono bastati però un’ottantina di chilometri di tentativi abortiti a far capire a tutti i volenterosi la mala parata. Anche loro si sono adeguati all’andazzo: verso Privas si pedala tutti assieme e poche ciance. L’unica eccezione l’ha provata a istituzionalizzarla il Team Ineos-Grenadiers: attacco di gruppo nel tentativo di portare via il ventaglio buono: specchio dei tempi. Non ci sono riusciti nemmeno loro.
E così a Privas sprint doveva essere e sprint è stato. Anche se à l’Ardèche: “Confusionario e irriducibile come lo spirito che si è insinuato nell’animo dei suoi abitanti”. Wout Van Aert ha imposto il suo volere, ha regolato Cees Bol, ha distanziato Sam Bennett e tutti gli altri.
by Giovanni Battistuzzi
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